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Santuario dell'Addolorata
  Il Santuario dell'Addolorata è uno dei più importanti luoghi di culto mariani della Lombardia e sorge a Rho in corso Europa di fronte a viale delle Rimembranze. Sul luogo dove oggi si trova il santuario nel 1522 venne eretta una piccola cappella dedicata alla Madonna della Neve, in segno di ringraziamento per una grazia ricevuta da un aristocratico dell'epoca. Sul piccolo altare venne posto un quadro, il cui autore ci è oggi sconosciuto, raffigurante una Pietà. Il 24 aprile 1583, secondo i resoconti dell'epoca, quel quadro fu protagonista di un evento miracoloso: pianse lacrime di sangue. Il 4 giugno l'arcivescovo (il futuro San Carlo) torna a Rho e su pressante richiesta della popolazione rhodense ordina all'architetto Pellegrino Tebaldi la progettazione di un santuario. La posa della prima pietra avvenne solo un ano dopo, il 6 marzo 1584, e il nuovo luogo di culto avvolse la piccola cappella, che pure oggi è ancora accessibile dall'esterno. Nell'ottobre di quell'anno San Carlo torna nuovamente a Rho, ospite dei conti Simonetta, e prende alcune decisioni riguardo al Santuario in costruzione: metà delle elemosine vanno destinate ai sacerdoti del Collegio degli Oblati, ai quali viene conferito il compito di supervisionare la costruzione della struttura e la loro futura gestione. Non molti giorni dopo San Carlo morì e gli succedette Gaspare Visconti, che con un decreto confermò la volontà dell'illustre predecessore. La Parrocchia di Rho non accettava questa soluzione, desiderando il controllo della situazione, ma a favore degli Oblati si schierò anche il Papa Gregorio XIV. L'edificazione del luogo di culto fu molto lunga e richiedette in tutto circa tre secoli. Nel 1694 vennero poste le fondamenta per il peristilio che avrebbe dovuto abbellire il santuario secondo il progetto del Tebaldi. Il 4 aprile 1721 fu ufficialmente costituito il Collegio dei Padri Oblati, per la cui edificazione viene prescelto il terreno accanto al Santuario, impedendo di fatto la realizzazione del peristilio. Anche la facciata viene ridisegnata, lavoro compiuto dal neoclassico Leopold Pollack.
  Nel 1751 sorsero problemi per un'altra intuizione del Tibaldi: la cupola viene considerata troppo costosa dal rettore del collegio, padre De Rocchi, perciò l'architetto Giuseppe Merlo viene incaricato di rivedere il progetto. Le quattro colonne del progetto originale sono sostituite con quattro archi appoggianti su otto pilastri, riducendo gli ornamenti esterni della cupola e del lucernario. I fondi sono comunque esauriti e i lavori possono ricominciare solo dopo qualche anno, quando viene completata la cupola, che è alta 54 metri con un diametro di 18. Solo nel 1876 viene avviata la realizzazione del collegio, ultimato nel 1911. La costruzione del santuario invece risulta compiuta nel 1888 quando l'ultimo insieme di campane viene montato sulla torre campanaria, che è alta 75 metri. Il santuario viene inaugurato ufficialmente dal cardinale Andrea Ferrari nel settembre 1895 e nel 1923 Papa Pio XI lo promuove al grado di Basilica minore. Alla fine del XX secolo l'altare è stato ricostruito per opera dello scultore Floriano Bodini. Un altro luogo di particolare interesse è la Chiesa di San Vittore, situata nella centrale Piazza S.Vittore, dove si trova anche la Croce della peste. Dietro la chiesa si erge il municipio, costruito all'inizio del XX secolo sul modello dei palazzi medievali. La Croce della peste è un monumento eretto a Rho nel 1644 per ricordare l'epidemia di peste che sconvolse la zona e tutta l'alta Italia nel 1629-1630. Il monumento è costituito da un piedistallo su cui poggia una colonna in stile dorico, che sorregge a sua volta una piccola struttura a scalini sulla quale è collocata una croce greca. I materiali dell'intera comosizione sono granito e ferro. La Croce della Peste venne sistemata nella Piazza Maggiore, di fronte alla Chiesa San Vittore e all'imbocco della strada del Pasqué. In questa posizione viene raffigurata in numerose cartoline dell'inizio del XX secolo, anche dopo il 1923 quando il toponimo assume il nome di piazza San Vittore. Poco rimane delle antiche ville di campagna dei nobili milanesi; quella più importante e meglio conservata è Villa Burba, che dopo un restauro lungo e costoso oggi ospita una biblioteca e l'archivio delle memorie rhodensi, mentre il parco è giardino pubblico.